Violenza sulle donne, nasce la fondazione Lagostena Bassi: l’avvocata si occupò in Molise del caso Peluso

Scritto da
Pubblicità

La violenza sulle donne e in particolare il femminicidio sono emergenze che si sono ormai cristallizzate nella cultura italiana. Non c’ è anno,da quando il fenomeno viene monitorato, che le vittime non siano in numero inferiore a cento. Se ne occupano a vario titolo le forze dell’ordine, i centri antiviolenza ma probabilmente non si trova ancora la bacchetta magica che mette fine alla situazione. Il lavoro culturale da fare è ancora molto e per questo sul territorio nazionale nascono sempre nuove associazioni pronte a fare la propria parte.

É il caso della fondazione Tina Lagostena Bassi contro la violenza alle donne. L’avvocata, morta ormai da anni era intervenuta anche nel caso dell’ omicidio, avvenuto ad Agnone di Nicola Pannunzio a opera di Giovanna Peluso, la contadina che si difese dallo stupro e fu condannata in appello a un anno e 4 mesi di reclusione per eccesso di legittima difesa.

La fondazione che porterà il suo nome ha l’intento di ricordare i suoi 60 anni di attività come avvocata, politica e comunicatrice in difesa delle donne ma anche guardare all’oggi e al futuro delle nuove generazioni.

I tre soci fondatori l’avvocata Andrea Catizone, che ne è presidente, e il figlio Raimondo Lagostena e la nipote Beba Lagostena mettono il corposo archivio di Tina Lagostena Bassi a disposizioni delle associazioni che si occupano di donne.
Ad ospitare la presentazione della Fondazione alla Camera è stata la presidente delle Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonchè su ogni forma di violenza di genere Martina Semenzato.

“Lagostena Bassi – ha ricordato la presidente – la trovo nella narrazione di tutta la mia commissione: ogni tanto parlo ai ragazzi giovani che stanno studiando diritto e racconto la storia dell’indipendenza delle donne dal ’46, ai nostri accessi negli uffici pubblici nel ’60, il diritto di famiglia, la riforma del ’75 e la legge contro lo stupro del ’96 e lei me la ritrovo sempre vicina. La donna che fece ‘il processo al processo’ che evidenziò la vittimizzazione secondaria già fin da allora. La domanda che ci dobbiamo fare come e cosa è cambiato nella narrazione della violenza di genere, tanto sicuramente ma tanto dobbiamo ancora fare”.


Raimondo Lagostena ha voluto ricordare, tra l’altro, la trasmissione sulla Rai del 1979, di processo per stupro. “Un filmato verità girato con modesti mezzi e praticamente in clandestinità nel corso di un processo svolto a Latina per un caso di violenza sessuale. La trasmissione portò nelle case degli italiani, in maniera scioccante, la realtà delle aule giudiziarie nell’affrontare i pochi casi di violenza che le vittime aveva il coraggio di denunciare e scoprirono come gli avvocati difensioni degli imputati potevano trasformare la vittima della violenza in colpevole. Quel filmato fu trasmesso in 100 paesi e diventato patrimonio dell’umanità con una speciale sezione dedicata al Moma di New York”. Ma anche ricordato che la madre difese Donatella Colasanti, vittima del Circeo (presente anche il fratello Roberto alla presentazione), presentò il disegno di legge che nel ’96 mutò la violenza sessuale reato contro la morale a delitto contro la persona. Parlando della fondazione ha spiegato: “Assolutamente non vogliamo essere competitivi con le associazioni che già si occupano dei temi della difesa delle donne, anzi vogliamo dare una mano e un maggior supporto giuridico; vogliamo recuperare e valorizzare l’immenso archivio legale e di scritture di mia mamma che ho conservato in questi 16 anni dalla sua scomparsa, centinaia di fascicoli abbiamo bisogno anche di volontari che lo analizzino e lo riportino ad una utilizzazione moderna di cui c’è più che mai bisogno. Un terzo scopo fondamentale che abbiamo alzare il livello di attenzione e battaglia sul fenomeno del femminicidio, che nonostante tutto dilaga e ci dobbiamo mettere un freno”.


Anna Finocchiaro, presidente di Italiadecide ha sostenuto che Tina Lagostena Bassi “ha fatto l’avvocato come mai prima nessuno l’aveva fatto”. La presidente Catizone ha evidenziato che si tratta di una “fondazione che mette le radici nella storia professionale di una grandissima donna ma non è una fondazione retrospettiva ma una fondazione che vuole guardare all’oggi e porsi nel futuro”, mentre la nipote Beba ha ricordato, tra gli insegnamenti della nonna, ‘prima di tutto un grande senso di giustizia. Chi sbaglia deve pagare e le vittime devono essere risarcite”.


In Molise Lagostena Bassi arrivò per difendere Giovanna Pelusl. A interpellarla fu Tina Cardarelli responsabile delle donne del Pci. L’ avvocata delle donne è intervenuta per il ricorso in Cassazione dopo il lavoro svolto accanto alla donna dall’avvocato Ugo D’Onofrio di Agnone.

La storia fu ben raccontata da un articolo di Repubblica datato 10 novembre 1984.

“La corte di Assise di Campobasso- si poteva leggere- ha assolto per legittima difesa una giovane di 25 anni, sposata e con due figli, che un anno fa uccise a colpi di zappa un cacciatore che voleva violentarla. Il fatto avvenne ad Agnone, un paese dell’ alto Molise in provincia di Isernia. Nicola Pannunzio di 53 anni, anche lui sposato e con due figli, che era a caccia nelle campagne poco distanti del paese si avvicinò alla donna, Giovanna Peluso, che coltivava i campi e, prima con le lusinghe poi con le minacce, cercò di usarle violenza. La giovane reagì colpendolo con numerosi colpi di zappa alla testa e al torace. L’ uomo morì per dissanguamento mentre la contadina era corsa in paese per chiedere soccorso. La sentenza è stata accolta con un lungo applauso da parte del numeroso pubblico”.

Sentenza purtroppo riformata in Corte d’appello per eccesso di legittima difesa.