Surroga e ultimo consiglio regionale, tutti colpevoli: un sistema di potere da abbattere

Dovrebbe terminare senza forti scossoni, dopo le dimissioni di Vincenzo Niro dalla carica di assessore, la dodicesima legislatura iniziata il 22 aprile 2018 con l’ elezione a presidente della Regione di Donato Toma.
La riunione di consiglio di domani è l’ultima ordinaria. Dopo si tornerà in aula solo per sbrigare gli affari correnti e forse per votare quel bilancio di previsione che mai è stato votato entro dicembre da quando Toma è presidente.
Le sentenze di Cassazione sulla retroattività della surroga, che avevano rimesso in sella Filoteo Di Sandro e Antonio Tedeschi facevano pensare che si sarebbe potuta chiudere col botto questa legislatura.
Ma le dimissioni di Niro sbarrano la strada ad Antonio Tedeschi e la diffida di Scarabeo a Micone per una eventuale sua convocazione potrebbe non essere accolta. Ne consegue, sempre se non avviene qualcosa durante la notte, che a rientrare in consiglio dovrebbe essere soltanto il coordinatore di Fratelli d’Italia Filoteo Di Sandro. Il quale grazie ad accordi romani non dovrebbe recare fastidio a Toma.
Nelle ultime ore le critiche sono tutte per il centrodestra, che per salvare la cadrega, ha abolito in legge di bilancio 2020 la norma che prevedeva la surroga del consigliere eletto che diventava assessore. Permettendo al primo dei non eletti di sedere in consiglio in qualità di surrogato dell’esponente di Giunta.
Le sentenze non hanno detto nulla sull’abolizione ma si sono espresse contro la retroattività della norma. Andava bene ma se si fosse applicata dalle elezioni del 25 e 26 giugno, e non per disarcionare consiglieri che per due anni avevano operato a Palazzo D’Aimmo. Al pari di Eleonora Scuncio che aveva sostituito Michele Iorio quando fu sospeso per effetto della legge Severino applicata su una condanna che aveva subìto.
In realtà era proprio la surroga del consigliere che diventava assessore poco democratica. E dava un potere spropositato al presidente di Regione che nella dodicesima legislatura ha potuto spostare le proprie pedine ( i consiglieri) in base a quello che serviva per tenere in piedi la coalizione.
Ma chi ha proposto la legge? Il consigliere regionale Vincenzo Niro, ora assessore di centrodestra, quando era in maggioranza di centrosinistra eletto nell’ Udeur a sostegno di Paolo Di Laura Frattura.
E proprio l’ex presidente di Regione, quando ancora non sapeva di non essere ricandidato, a cinque mesi dalla chiusura della undicesima legislatura ( 2013- 2018), fu favorevole a questa legge che, come vicepresidente della Giunta, fu votata anche dall’attuale segretario del PD Vittorino Facciolla. A capo del PD nel 2017 c’ era l’ attuale capogruppo in consiglio regionale: Micaela Fanelli.
Fanelli e Facciolla volevano allora quella legge e la hanno difesa anche nel 2020. Quindi furono proprio loro, con l’avallo di Frattura, a dare a Toma, che nel frattempo ha vinto le elezioni del 2018, il potere di vita e di morte sui consiglieri regionali attuali.
È stato grazie alla norma voluta dal centrosinistra targato Patriciello e rappresentato da Frattura, Facciolla, Niro e Cotugno che il centrodestra ha utilizzato le porte girevoli del consiglio regionale che hanno prima permesso ad Antonio Tedeschi, Massimiliano Scarabeo, Paola Matteo, Nico Romagnuolo e ora Filoteo Di Sandro di entrare e uscire dal consiglio regionale.
I primi 4 sono entrati e usciti e sono stati in carica dal 2018 al 2020. Ma Di Sandro, visto che fino al 2020 Pallante non era mai entrato in Giunta ma aveva svolto il ruolo di sottosegretario, entrerà in consiglio per la prima volta proprio questa mattina.
La surroga nel 2020 è stata abolita per volere del centrodestra e del Movimento 5 stelle. Con un emendamento in finanziaria firmato Toma- Greco. Erano giorni difficili per il centrodestra con l’assessorato esterno in quota lega e Calenda e Romagnuolo che minacciavano di lasciare la maggioranza a ogni pié sospinto. Antonio Tedeschi con le sue battaglie sul Santissimo Rosario e sul reddito di residenza stava oscurando politicamente Vincenzo Niro e Andrea Di Lucente, anche loro in quota Popolari per l’Italia. E in ultimo Massimiliano Scarabeo, entrato come surrogato nel 2018 in quota Forza Italia, non appena ha varcato la soglia di Palazzo D’Aimmo, ha istituito il gruppo misto. L’ex consigliere nell’undicesima legislatura era in quota Pd e ora milita in Fratelli d’Italia.
Tutta una serie di problemi che hanno portato il centrodestra ad abolire la surroga con effetto retroattivo per serrare i ranghi nella maggioranza. E il 5 stelle è stato complice di questa revoca che per loro significava il ripristino della democrazia e un taglio ai costi della politica.
Il bilancio è negativo per tutti. Sarebbe il caso che i colpevoli politici di tutto questo non fossero ricandidati alle prossime elezioni.
Nelle prossime ore sapremo cosa accadrà. Ma al contrario di quanto sostiene Piero Chiambretti “comunque vada sarà un insuccesso”.