Salvini caso Open Arms, Fallica: il soccorso è un dovere impedirlo è un reato
di Matteo Fallica
Ospitiamo l’intervento dell’ attivista politico di Petacciato Matteo Fallica. Il caso in oggetto riguarda Open Arms, che è finito con un processo a carico del ministro Matteo Salvini. Il reato sarebbe stato compiuto durante il governo Conte 1.
LA STORIA
Era agosto del 2019.
Un’imbarcazione proveniente dall’Africa con a bordo circa 150 naufraghi in grave difficoltà rimase bloccata per 19 giorni in mare, a circa 800 metri dalla costa di Lampedusa, perché il Viminale, guidato da Matteo Salvini, le vietava lo sbarco. I soccorsi giunsero da una ONG spagnola, Open Arms. Su impulso dell’Autorità Giudiziaria, fu disposto il sequestro della nave e l’immediato sbarco dei migranti. La Procura della Repubblica di Agrigento aprì poi un’indagine nei confronti di Matteo Salvini.
IL PROCESSO
Cinque anni dopo si è arrivati al processo, tra molte polemiche. Al segretario federale della Lega sono imputati i delitti di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, per i quali i pubblici ministeri hanno chiesto al Tribunale di Palermo la pena di sei anni di reclusione.
Salvini sostiene di aver difeso “i confini dell’Italia”. Ma di quale difesa parla? C’è difesa nei confronti di una minaccia, che deve essere reale, attuale e potenzialmente pericolosa per l’integrità dello Stato.
Quel barcone trasportava bambini, donne, persone disperate, affamate, che chiedevano aiuto.
Il governo dell’epoca, il Conte 1, le ha lasciate in mare, contro ogni legge scritta e contro ogni diritto naturale.
Occorre ribadirlo? Il soccorso non è solo un obbligo morale, come la gente del mare sa bene, ma anche giuridico, imposto dal principio di “non respingimento” sancito dalle consuetudini e dai trattati internazionali (Convenzioni Solas, Sar, Unclos, Salvage), pena l’imputazione del reato di omissione di soccorso (artt. 489, 490 e 1158 cod. navigazione).
Il diritto internazionale, a cui ciascuno Stato ha l’obbligo di conformarsi (all’articolo 10, comma 1, della Costituzione si legge: “… L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute…”) stabilisce inoltre che il salvataggio in mare, l’indicazione di un porto sicuro e lo sbarco dei migranti sono un dovere dello Stato e non c’è decreto governativo che possa disapplicarlo.
Davanti alla richiesta di pena per Salvini, vari esponenti governativi sono insorti in perfetto ‘stile berlusconiano’ contro la magistratura, contestando i Pubblici Ministeri e facendo pressione sui giudici prima della emanazione della sentenza.
MELONI: GRAVE INGERENZA DEL POTERE GIUDIZIARIO
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato di una grave ingerenza del potere giudiziario, affermando che la magistratura vuole attaccare la politica.
Il ministro Salvini, con un delirante video, si è proclamato il salvatore dell’Italia, difensore dei confini da una pericolosa invasione e ha accusato la giustizia italiana di volerlo ostacolare per motivi politici.
Fatti gravi, che denotano un preoccupante analfabetismo istituzionale e morale.
La separazione dei poteri e il principio di uguaglianza di fronte alla legge, cardini della Costituzione Repubblicana, per costoro evidentemente costituiscono un intralcio.
Ma prim’ancora i governanti in carica mostrano un serio deficit di senso di umanità, che è la base di ogni etica umana.
Non c’è bisogno di una legge che vieti di usare violenza agli indifesi, violare i diritti umani e far morire la gente in mare.
Chi fa propaganda politica sulla pelle dei deboli – perché di questo evidentemente si tratta – ha smarrito ogni bussola morale e va combattuto con ogni mezzo democratico.