Regionali 2023, centrosinistra e centrodestra insistono: prima i nomi e poi i programmi

L’uscita di Costruire Democrazia, se non ha interferito nei piani del centrodestra in vista delle elezioni regionali del 25 e 26 giugno, sta creando sicuramente scompiglio nelle file del campo largo di centrosinistra.
Se il 21 aprile sembrava quasi fatta per la candidatura di Domenico Iannacone oggi le cose non sono così poi tanto certe come sembravano.
Stando ai bene informati della politica regionale il centrosinistra starebbe ragionando direttamente con incontri romani.
In giornata ci dovrebbe essere un altro vertice tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle. Nel quale si dovrebbe registrare la presa di posizione di Costruire Democrazia e scegliere in quale modo tendere o non tendere la mano a questo soggetto politico.
Ma la priorità di Conte e Schlein resta quella di decidere il nome del candidato Presidente. E poi intorno ad esso decidere se e come allargare l’alleanza.
È chiaro che si cercherà di chiedere a Costruire Democrazia di rientrare nel campo progressista per non rischiare la sconfitta. Poi c’è la questione mai chiusa dei centristi riferiti a Renzi e Calenda. Ma c’ è chi giura che nel panorama politico, soprattutto dopo la rottura a livello nazionale e la scelta di Luigi Valente ( coordinatore regionale di Azione) di scegliere nuovamente il Comune di Vinchiaturo, che questa formazione politica sta diventando sempre più marginale per le scelte dei progressisti.
La tela di Penelope continua a tessersi di giorno ed essere disfatta la notte. Nel centrodestra invece la partita tra Donzelli e Lotito dovrebbe chiudersi nella giornata di domani.
Sempre da beninformati sembrerebbe che, a meno di una imposizione di Fratelli d’ Italia su un nome proprio, sia il presidente della provincia Francesco Roberti in vantaggio su tutti gli altri.
Anche perché intorno al suo nome si formerebbero delle liste di moderati a sostegno che in caso di nomi di Fratelli d’Italia non scenderebbero nemmeno in campo.
Una situazione quindi complicatissima da dirimere. Nelle elezioni regionali più confuse della storia del Molise. Per mancanza di leader credibili e di persone pronte a evitare un astensionismo di fine giugno ampiamente prevedibile.