Lavoro, ecco perché Cgil e Uil non firmano il patto col Governo: 29 novembre sciopero generale

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Cgil e Uil da una parte, senza aver firmato il contratto collettivo nazionale lavoro e Cisl dall’ altra che invece appone il sigillo e si conferma essere diventato a pieno titolo un sindacato governativo.

Ci pensa Maurizio Landini Cgil ad alzare l’ asticella dei toni.

“È arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale”, ha tuonato il segretario della Cgil Maurizio Landini a margine di un’assemblea a Milano, spiegando le ragioni dello sciopero generale indetto con la Uil per il 29 novembre.

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La mobilitazione, secondo il leader sindacale, punta a “cambiare e migliorare il Paese”, anche attraverso l’utilizzo dei referendum, strumenti che “permettono ai cittadini di decidere del proprio futuro”.

Landini ha poi ribadito la necessità di una maggiore equità fiscale, sottolineando come “l’unica cosa che è aumentata l’anno scorso sono le tasse pagate da lavoratori dipendenti e pensionati”.

L’incontro tra governo e sindacati, inizialmente previsto per il 5 novembre per discutere la nuova legge di Bilancio, è stato rinviato all’11 novembre a causa di uno stato influenzale della premier Giorgia Meloni.

I MOTIVI PER LA MANCATA FIRMA

Ecco perche Cgil e Uil non hanno firmato il patto con il Governo

*Perché per la prima volta nella storia dei rinnovi contrattuali il valore reale (considerando l’inflazione -10,72%) delle retribuzioni sarà più basso rispetto al contratto precedente, che prevedeva aumenti di +1,87% rispetto all’inflazione;

• Perché l’inflazione nel triennio 2022-2024 è stata il 16,5% mentre l’incremento stipendiale previsto è del 5,78%;

• Perché l’ulteriore 0,22% come incremento dei fondi per il salario accessorio promesso dal governo non è ancora acquisito e comunque si tratta di un incremento irrisorio perché i tetti rimangono lasciando i fondi di contrattazione integrativa al palo;

• Perché metà degli aumenti previsti sono già stati corrisposti con acconti perciò in tasca arriverà la metà di quanto sbandierato;

• Perché gli importi dell’indennità di vacanza contrattuale (IVC) saranno più bassi perché calcolati solo sullo stipendio tabellare senza contare i differenziali stipendiali;

• Perché non sono stati presi in considerazione tutti i suggerimenti di finanziamenti alternativi da noi proposti, a cominciare dalla defiscalizzazione degli aumenti e dei premi produttività;

• Perché la settimana lavorativa di 4 giorni non è una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed è rimessa alla scelta dell’amministrazione se attivarla o meno;

• Perché è un attacco alle libertà sindacali limitare a 3 ore la partecipazione all’assemblea ai fini del buono pasto, dal momento che l’intero monte ore delle assemblee sindacali è già coperto dai costi contrattuali;

• Perché le risorse già disponibili per i prossimi contratti collettivi possono essere destinate ad aumentare il salario già in questo contratto;

• Perché la maggiorazione delle indennità di posizione organizzativa e degli incarichi professionali è a carico dei fondi di contrattazione integrativa, riducendo il trattamento economico accessorio per la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori, oltretutto si introduce un meccanismo per il quale chi prima matura 8 anni di incarico acquisice il diritto all’incarico bloccando l’opportunità di carriera per tanti;

• Perché non c’è il riconoscimento, durante il periodo di ferie, di tutta la retribuzione dovuta, comprese le indennità connesse allo status personale e professionale oltre ai buoni pasto, nonostante le recenti sentenze della Corte di Cassazione sanciscano questo diritto;

• Perché non ci sono risposte adeguate sul salario, sulla carriera, sulla valorizzazione professionale, sui buoni pasto, quindi non si spiega la firma di una preintesa che rappresenta un arretramento per le lavoratrici e i lavoratori delle funzioni centrali.