Italia a stelle e strisce? È possibile grazie alla TV mainstream

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Grazie alla programmazione soprattutto di alcune reti private, la cultura americana è entrata nelle case degli italiani, favorendo la nostra empatia per un popolo che nel 1945 ci ha liberato dal Nazifascismo. Una colonizzazione culturale che ci porta a stare fermi e saldi nell’atlantismo

di Viviana Pizzi

Era il 1945 quando in Italia terminava la seconda Guerra mondiale. In seguito al termine di quel conflitto di ormai 80 anni fa il nostro Paese entra nell’alleanza Atlantica. Significa essere parte della Nato e vivere sotto l’ influenza americana.

Un fatto difficile da sovvertire. La premier Giorgia Meloni, che in passato aveva criticato l’atlantismo e l’ appartenenza alla UE, non appena è salita al Governo si è adeguata alla linea. Stessa cosa ha garantito anche la neo segretaria del Pd Elly Schlein, di padre americano. L’atlantismo non si tocca ( in soldoni l’alleanza con gli Stati Uniti) e nemmeno la volontà di aiutare, anche con l’invio di armi, l’Ucraina di Zelensky.

Ma ciò che andremo ad approfondire è ben altro. È come la cultura americana entra quotidianamente nelle case italiane senza che nemmeno gli utenti che la ricevono se ne rendano conto.

Ed è la tv mainstream che la veicola. Nelle maggiori emittenti nazionali, soprattutto mediaset bisogna dirlo, ad ogni ora vanno in onda telefilm americani e anche film Western, gialli, di avventura e chi più ne ha più ne metta.

Il simbolo di tutto questo: La casa nella prateria. Il telefilm che racconta le gesta di Laura Ingalls, suo padre Charles e le sue sorelle entra nelle case degli italiani, prima grazie a Paramount Channel e poi a Twenty Seven di Mediaset, ininterrottamente da 4 anni senza nessun giorno di sosta.

Ma è solo la punta dell’iceberg. Basti pensare alla Soap Opera Beautiful che ormai è sugli schermi italiani, da RAI 2 a Canale 5 dal 1991.

Ovviamente non finisce qui. Attualmente la già citata Twenty Seven, ma anche Top Crime, Iris, Warner Bros TV contengono nelle loro programmazioni giornaliere serie TV made in Usa per quasi 24 ore al giorno. Una su tutte la serie Law and Order, presente in tutti i suoi spin off, che illustra il sistema giudiziario statunitense in lungo e in largo. Non si fa fatica a credere che molti giovani italiani conoscano meglio il funzionamento del grand jury americano rispetto alla differenza tra GIP e Gup in Italia.

E anche la programmazione serale dei film molto spesso toglie spazio alle produzioni italiane per lasciarlo a quelle degli Stati Uniti.

Nei vuoti televisivi italiani entra molto spesso, anche sulle reti RAI, la programmazione di film come Pretty Woman e Sister Act. Chi scrive, anche con senso critico, li ha visti almeno 10 volte ciascuno.

È naturale, con questo bombardamento di cultura Usa che è arrivata già in passato con Happy Days e il mito di Arturo Fonzarelli ( Fonzie) e Love Boat ma anche i Robinson e i Jefferson, é quasi automatico che l’italiano sia portato ad empatizzare con il cugino americano.

È normale identificarsi in questi personaggi è voler vivere come loro. Ormai la cultura a stelle e strisce fa parte del nostro DNA e diventa difficile pensare quello che in realtà ha provocato: l’ assoggettamento culturale dell’ Italia agli Stati Uniti. Del resto lo diceva anche Toto Cutugno nella canzone l’ italiano con la frase ” con troppa america sui manifesti”. Ed eravamo solo negli anni 80 quando in TV erano appena nate le TV locali e il mainstream era rappresentato soltanto dalle tre reti RAI ( 1, 2 e 3) e le tre di mediaset( Canale 5, Italia 1 e Rete 4). Gli anni di Dallas e Dynasty che avrebbero aperto la porta a quello che vediamo oggi.

Nella photogallery che vi riportiamo qui potete vedere tutte le reti TV italiane che nella giornata di ieri hanno trasmesso in prima serata prodotti Usa.

Si tratta di 19 reti TV. Certo esiste il telecomando per scegliere altro. Ma non si può negare che la TV italiana è una televisione che ama gli Stati Uniti. E che spinge i suoi ascoltatori a fare lo stesso.

È proprio grazie a questi telefilm che abbiamo iniziato a preferire anche i cheesburger alla pizza Margherita.