Infortuni domestici e il cartello sessista che accolla i carichi di lavoro alle donne

In Molise una donna su due non lavora. In alcuni casi si può parlare di scelta ma in molti, troppi è una costrizione.
Vuoi perché il lavoro è sempre poco e vuoi anche perché quello che si offre alle donne è troppo spesso nel settore della cura.
Badanti, domestiche, colf e commesse da supermercato. Ma nell’ ultimo caso la bella presenza è d’obbligo.
Troppo pochi i posti di lavoro nei “mestieri alti”. Le prime due procuratrici sono arrivate a Larino. La prima presidente di Corte D’ Appello è stata Rossana Iesoulauro. La tgr RAI Molise non ha mai avuto una caporedattrice. Su quattro presidenti dell’ ordine dei giornalisti, da quando esiste in Molise, solo Pina Petta era donna. Nelle giunte comunali dei paesi sono presenti solo se imposte dalla legge e su 136 comuni meno di 20 sono le sindache. Mentre in Italia Giorgia Meloni è la prima premier donna, in Molise non abbiamo mai avuto una presidente di Giunta. L’ultima presidente del Consiglio era la compianta Angela Fusco Perrella. L’ultima assessora, arrivata per salvare la Giunta Toma, fu Filomena Calenda.
A Campobasso, per completare il quadro, mai una sindaca.
In tutto questo contesto, per niente favorevole alle donne, si inserisce la campagna nazionale di prevenzione dagli infortuni domestici voluta da Confcommercio Molise, Inail e Obiettivo famiglia.
Il cartello che la presenta non è privo di stereotipi che inchiodano la donna alla responsabilità della casa. Quella che troppo spesso la tiene lontana dai luoghi di lavoro. Soprattutto in pandemia, dove troppo spesso la donna ha dovuto rinunciare al lavoro fuori casa per accudire anziani e bambini.
Il corso di due ore è in programma nel pomeriggio ed è rivolto a persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni.
Fin qui tutto a posto. Ma se vediamo a chi è rivolto ecco che possiamo trovare le prime pecche. Casalinghe/i, pensionate/i dando per scontato che tra questi siano più le donne a dover stare a casa. Ma se poi si parla di studenti ci si rivolge a loro al maschile. Cancellando di fatto la possibilità che ci siano anche donne tra le studentesse fuori sede. Eh si perché gli uomini si trovano ad avere a che fare con la casa solo quando sono soli. Altrimenti deve restare responsabilità femminile.
L’ errore più grave del cartellone risiede nel disegno della donna con tante braccia pronta a dividersi in mille cose pur di bastare a tutta la famiglia nel lavoro di cura.
Le braccia da due diventano sei per ricalcare quello che ancora oggi ci si aspetta da noi donne: pronte a lavare mentre si cucina e mentre si spolvera.
E l’uomo? Assente totalmente. Come sono assenti anche gli altri mestieri che svolgono le donne comunque costrette a fare anche da casalinghe.
Come se l’infortunio domestico di una insegnante valga di meno solo perché svolge anche lavoro fuori casa.
La strada per la parità è ancora lunghissima. É giusto indignarsi anche per questo, non soltanto per il malcostume politico.