Violenza sulle donne, il patriarcato resiste nonostante le denunce pubbliche


Il patriarcato è ancora forte e vivo nella cultura italiana. Termina oggi la settimana iniziata con il 25 novembre.
La giornata internazionale per l’ eliminazione della violenza sulle donne. Nonostante il coraggio anche di vittime impegnate nelle istituzioni di ogni livello ( consigli regionali e comunali), il parlamento non ha saputo dare una risposta unitaria per la lotta alle violenze sulle donne e ai femminicidi.
Infatti alla Camera, nel giorno dedicato a ogni forma di violenza non è stato possibile presentare una mozione unitaria sulla violenza. Il motivo resta di natura ideologica. Il patriarcato, quello negato dal ministro dell’istruzione Valditara, ha agito ancora. Spaccando una destra impegnata a difendere il rappresentante di governo, difesa che è arrivata proprio dalla premier Giorgia Meloni. E una sinistra non disposta a cedere di un millimetro su tali argomenti. Sostenendo che il patriarcato si sta rafforzando sempre di più nella sua negazione di esistenza. Cosa succede a livello locale? Lo andiamo a vedere.
LIGURIA E VENETO: DUE CONSIGLIERE DENUNCIANO IN AULA DI ESSERE STATE VIOLENTATE
Ultima in termini di tempo la denuncia della consigliera comunale di Genova Francesca Ghio. Che ha sostenuto di essere stata violentata all’ età di 12 anni.
“Vivevo nel cuore della Genova bene, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia”, le sue parole nell’aula del consiglio. La procura di Genova ha aperto un’inchiesta sul caso.
Il fascicolo è a carico di ignoti e affidato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina il pool Fasce deboli.
Prima di lei in Veneto Silvia Cestaro, del gruppo leghista “Zaia Presidente” ha parlato in aula durante il dibattito sull’approvazione dell’Osservatorio violenza donne
“È difficile dirlo, io questa cosa l’ho vissuta di persona quando ero ragazza. So cosa vuol dire la violenza”.
In entrambi i casi ci sono state lettere di solidarietà da parte di colleghe e colleghi. Ma non è bastato per unire le donne e lottare insieme contro un mondo maschile che sostiene: “le violenze sulle donne in Italia aumentano con gli immigrati”.
MANCATA PRESENTAZIONE DI UNA MOZIONE UNITARIA: PARLANO LE DONNE DEM
” Bisogna parlare di ‘sconfitta’ bisogna parlare per non essere arrivati ad una Mozione unitaria alla Camera sulla lotta alla violenza contro le donne, riguarda la zavorra ideologica della maggioranza di destra che non riconosce la libertà delle donne e nega il patriarcato come definito da Treccani: ‘Complesso di radicati, e sempre infondati, pregiudizi sociali e culturali che determinano manifestazioni e atteggiamenti di prevaricazione, spesso violenta, messi in atto dagli uomini, spec. verso le donne’”. Così la portavoce nazionale delle Donne Democratiche e componente della segreteria PD con delega a femminismo, lotta al patriarcato e pari opportunità, Roberta Mori.
“La volontà del Partito Democratico in Aula, condivisa da IV, Azione e AVS, è quella inequivocabile e unitaria di fare passi avanti per liberare la società da questa piaga strutturale. Su prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei colpevoli abbiamo proposte concrete e argomentate depositate in Parlamento e non ancora prese in considerazione quali ad esempio quelle sul consenso, sulle molestie e sulle statistiche per la trasparenza dei dati in tema di violenza di genere. Gravissimo e antistorico è non riconoscere come necessaria la prevenzione degli stereotipi di stampo patriarcale che condizionano la vita delle donne e delle ragazze, trasversali alle culture e ai popoli, che sono sradicabili con un’azione educativa mirata nelle scuole di ogni ordine e grado oltre che con la formazione obbligatoria degli operatori. La destra sta bloccando un cambiamento culturale chiesto a gran voce da giovani, donne e tanti uomini che hanno animato le piazze del 25 novembre e che non si rassegnano a questa barbarie. Surreali le parole della presidente della Commissione Femminicidio Semenzato che addebita alla mancata ‘sorellanza’, citata davvero a sproposito, questa ennesima occasione unitaria mancata, dovuta ad un arroccamento pregiudiziale politico di cui la maggioranza è la prima responsabile”, conclude.