Utero in affitto, Sala minimizza ma ecco come funziona il mercato dei bambini comprati da coppie sterili e omosessuali

Il centrodestra ha detto no alla risoluzione UE per il riconoscimento dei bambini figli di coppie dello stesso sesso.
Per questo motivo nello scorso fine settimana a Milano, dopo la circolare della Prefettura, l’Arcigay, l’associazione delle Famiglie Arcobaleno e I Sentinelli hanno indetto la manifestazione di protesta a pochi passi dalla sede della prefettura alle 15, dal titolo ‘Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie’. Dove Sala, sindaco di Milano, ha minimizzato sulla pratica dell’utero in affitto.
di Viviana Pizzi

Dopo la circolare della prefettura sono otto le trascrizioni di bimbi di coppie di genitori dello stesso sesso che il Comune non potrà effettuare e che sono rimaste in sospeso. Inoltre la procura ha impugnato quattro casi di registrazione di figli di due donne nati all’estero, casi che “fino a due giorni fa sembravano salvaguardati – ha spiegato Sala – e quindi la cosa mi preoccupa. Per questo noi abbiamo deciso di interrompere, non per un problema di coraggio politico, che non ci manca, ma per non dare illusioni alla famiglie”.
Ma durante la manifestazione ha sostenuto una cosa mostruosa che dimostra una sola cosa: il Pd si vuole unire alla lotta per il capitalismo. Si perché utero in affitto vuol dire comprare una donna per ottenere un bambino da un embrione.
“Basta con queste sciocchezze dell’utero in affitto!!” ha tuonato il sindaco Sala, provocando l’ indignazione di tante femministe radicali che considerano questa pratica capitalista e maschilista, perché tratta la compravendita dei bambini e l’ acquisto di madri surrogare ler arrivare all’ obiettivo di soddisfare genitori gay ed etero che non possono diventare genitori in altro modo.
Ma che cosa significa utero in affitto? In Italia la maternità surrogata, è vietata dalla legge sulla procreazione medicalmente assistita (articolo 12 della Legge n. 40 del 2004), che punisce chi «realizza, organizza o pubblicizza» ogni forma di maternità surrogata in cui la gestazione avviene per conto d’altri.
Non avviene così in altri stati dove significa
“mercato” vero e proprio.
Da uno studio portato a termine da Affari Italiani risulta che l’offerta è comunque ampia. In India, ad esempio, il processo di gestazione surrogata è legale ed ha un costo che oscilla tra i 20.000 e i 40.000 dollari, in altri si raggiungono anche i 120.000 euro, servizi compresi.
Come funziona? La donna, definita tendenzialmente madre surrogata, porta in grembo il figlio, concepito con seme e/o ovuli di altri, in massima parte dei genitori ma ci sono eccezioni, e lo fa fino alla concepimento, per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro che spesso pagano o “rimborsano” la donna.
E’ nato da poco un portale americano che si chiama Nodal, fondato dall’endocrinologo newyorkese Dr. Brian Levine che vuole superare le lungaggini degli abbinamenti classici dei profili tra genitori finali e madre surrogata. Funziona come nei siti di incontri dei social: compili il tuo profilo, dai i tuoi dati (molto dettagliati) e come sui social, se i profili si piacciono scatta l’alchimia come nelle app di appuntamenti e cominci a chattare con la donna dall’altra parte dello schermo o viceversa la donna che è disponibile a portare in grembo tuo figlio chatta con te.
È questo il sistema che il mainstream politico informativo sta difendendo .
E’ una prassi orami diffusa in rete. Le start-up offrono aborti farmacologici, insieme ai farmaci necessari che vengono prescritti tramite consultazioni online. “Nodal”, spiega il sito “è una piattaforma che collega in modo efficiente surrogati preselezionati e genitori previsti, offrendo trasparenza, equità, istruzione e supporto a tutte le parti nel loro viaggio”.