Terremoto nel Movimento Cinque Stelle: Greco abbandona la corsa alla presidenza e nasce il fronte anti Gravina

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Il tavolo del centrosinistra è aggiornato a domani pomeriggio nella sede di Articolo Uno. Ma mentre la terra tremava, distraendo i contendenti politici per almeno 24 ore da questo assurdo valzer di nomi che si fanno sottobanco ma non ufficialmente, a prendere la parola ma sul giornale cartaceo Primo Piano è stato Andrea Greco.

L’ attuale capogruppo del Movimento Cinque Stelle in regione ha chiesto ai bookmaker di non considerare il suo nome per la candidatura a presidente ma di rimanere a disposizione del partito di Conte per quel che è necessario alla coalizione.

Fin qui le dichiarazioni ufficiali. Ma a livello ufficioso c’è da scommettere che all’ interno dei pentastellati si stia svolgendo una partita a scacchi tutta interna. Che potrebbe anche portare a una spaccatura qualora si insista con alcune posizioni.

Stando ai beninformati Gravina è il nome del coordinatore regionale Antonio Federico. Ma gli stessi hanno anche sostenuto che é impensabile perché violerebbe tutti i regolamenti interni del Movimento.

Il sindaco di Campobasso infatti dovrebbe onorare il suo mandato nel capoluogo fino al 2024. Una sua eventuale candidatura nella coalizione di centrosinistra significherebbe dare l’ addio definitivo all’ultimo monocolore grillino al comando di una città capoluogo. Dopo la perdita di Roma e Torino i cinque stelle perderebbero al 100% anche Campobasso. Perché in caso di candidatura di Gravina alla Regione, il Pd andrebbe a rivendicare la candidatura alle comunali di Alessandra Salvatore, la donna di punta di Elly Schlein che ai tavoli per le regionali non compare mai. Attendendo quello che potrebbe essere l’ esito.

Ci si chiede come potrebbe Conte giustificare una deroga all’incompatibilità anche giuridica tra il ruolo di sindaco di Campobasso e presidente della Regione. Sarebbe la perdita assoluta di identità del Movimento Cinque Stelle. Dalla quale Greco anche se non lo dice ancora apertamente starebbe prendendo le distanze. Portando con se tutti quelli che non condividono la linea Federico.

La via di giustificazione per Conte è tutta in salita. Anche tenendo conto quanto avvenuto in Sicilia nell’ agosto 2022 quando è stato detto no alla terza candidatura di Giancarlo Cancelleri alla guida dell’Ars, dopo le dimissioni dell’ex presidente Nello Musumeci.

Allora il garante del Movimento 5 stelle disse no alla deroga ad hoc al limite dei due mandati per Giancarlo Cancelleri, possibile candidato per le primarie con il Pd in Sicilia in vista delle regionali d’autunno. Beppe Grillo in persona dichiarò: «Cancelleri? Ma lo conosciamo, in passato più volte mi ha attaccato, eppure io lo avevo accolto come un figlio, portandolo anche a casa mia. Della sua ricandidatura in Sicilia per me non se ne parla».

Alle primarie che portarono alla vittoria della piddina Caterina Chinnici partecipò Barbara Floridia ottenendo oltre il 30% delle preferenze. Non appena uscì la notizia che a livello nazionale era andato a brodo di ceci l’ accordo Pd Cinque Stelle, si agì di conseguenza anche in Sicilia.

Nessuna lista con il centrosinistra e Nuccio Di Paola si è candidato presidente ottenendo meno del 10% delle preferenze.

Se in Sicilia è andata così é ancora più difficile giustificare la perdita dell’ultimo baluardo grillino in favore di alleanze con il Pd che in altre regioni si sono sfasciate in zona Cesarini. Sarebbe la morte del Movimento Cinque Stelle che da Campobasso inizierebbe la sua definitiva trasformazione in un partito di sistema a tappeto del Partito Democratico.

Si dimenticherebbe la storia del ” mai col partito di Bibbiano”.