Regionali 2023, Mauro Alboresi (segretario nazionale PCI): saremo in campo senza rinunciare al nostro simbolo, niente alleanze col centrosinistra

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Una lista comunista alternativa a centrodestra e centrosinistra rappresentando i valori del partito comunista Italiano. E’ questo che ha proposto oggi a Campobasso il segretario nazionale del PCI Mauro Alboresi arrivato nel pomeriggio al Dopolavoro Ferroviario insieme al regionale Palmiro di Maria e agli altri tesserati del Partito e degli altri comunisti del Molise.

“Vogliamo presentare una lista con simbolo comunista- ha dichiarato il segretario regionale Palmiro Di Maria- non in coalizione con PD ma con la visibilità dei partiti comunisti. Il discorso è da costruire sia nella presentazione del candidato presidente che va deciso insieme, dei nomi da mettere in lista e al programma da costruire”.

Il programma va costruito seguendo dei temi che sono imprescindibili. Tra questo la lotta allo spopolamento, alla disoccupazione che a livello giovanile è arrivata al 44% con giovani che vanno via Imprescindibile il tema della sanità che deve essere pubblica e non versare nel caos totale in cui versa. In Molise infatti negli ospedali e soprattutto al Cardarelli si rischia di entrare coi propri piedi e uscire con la bara.

Sulla sanità c’è da tenere in considerazione del taglio del 20% di quella pubblica alle regioni. Nel programma ci sono anche le lotte per i trasporti con le situazioni al paradosso e con dipendenti, quelli At, che non vengono pagati.

C’è da guardare anche all’ambiente e la crisi del polo industriale di Termoli con Stellantis che vuole ridurre il personale fino a 350 lavoratori

“Diciamo la nostra in campagna elettorale – ha concluso Di Maria – se ci mettiamo insieme abbiamo la forza di farcela”.

Chiaro anche l’intervento del segretario nazionale Mauro Alboresi.

“Ho accettato l’invito ad essere presente a questo incontro – ha dichiarato – perché credo che vi sia bisogno di un confronto per una necessità di cambiamento profondo. Vogliamo immaginare una soluzione che oggi si trovi nelle forze comuniste. Non c’è nella sinistra e il panorama attuale ci porta verso l’ astensionismo e verso il centrodestra di Fratelli d’Italia che affonda le radici nel fascismo.

La scelta del meno peggio ha preparato la strada al peggio. I problemi della Regione, come quelli dell’Italia e che sono molto simili, arrivano dall’ assoggettamento alle politiche liberiste. Dobbiamo avere la consapevolezza che queste politiche sono state portate avanti sia dal centrosinistra che dal centrodestra.

Abbiamo la necessità di rompere con questo schema rappresentato dal Governo Draghi rimettendo al centro la nostra soggettività comunista. Noi vogliamo rilanciare la diversità del soggetto pubblico. No ai processi di privatizzazione a cui la società é stata assoggettata.

Basta col finanziamento alla sanità privata. Basta con i ticket sanitari. Siamo per la scuola pubblica. Dobbiamo essere capaci di una proposta da fare nel lavoro, con un tratto distintivo di precarietà che toglie il futuro ai giovani.

In questi 30 anni le condizioni dei lavoratori sono precipitate. Dobbiamo denunciare la sicurezza nei luoghi di lavoro che non esiste. Come Partito lo sapete siamo per andare in questa direzione per mantenere fondante la critica al sistema capitalista.

Dobbiamo immaginare, in tempi non necessariamente brevi, un ciclo di lotte che in questi anni affronti queste politiche. Per recuperare una coscienza che non c’è più.

La nostra visione è l’unità dei comunisti in un fronte di una sinistra di classe. Non si può pensare ad un unico partito comunista, non è questo il momento. Negli anni abbiamo assistito a frammentazioni e scissioni.

L’unità però deve essere d’azione. Siamo disponibili, guardando le scadenze elettorali, a vederle come un passaggio importante per far conoscere le nostre politiche. L’unica discriminante è quella dell’autonomia politica e organizzativa. Non siamo disponibili a rinunciare al nostro simbolo.
Dobbiamo essere di carattere alternativo e non ci sono spazi di rapporti con il centrosinistra. Proviamo a ragionare su questa possibilità altrimenti siamo disposti anche ad andare da soli. Siamo l’unica alternativa necessaria ma possibile. Quello che ci viene proposto è un arretramento culturale, economico e sociale.
Il ceto medio è andato proletarizzandosi. Gli spazi sono sempre meno e il concetto stesso di democrazia è solo quello di andare a votare. Vogliamo una democrazia partecipata e non delegata. Diritti sociali e diritti civili devono marciare assieme. Se in questa regione vogliamo mettere in campo questa visione possiamo fare un buon lavoro”.