Patto educativo tra Chiesa, Usr e Comune di Termoli, il PC: la donna relegata al ruolo di educatrice esclusiva


L’ occasione è la celebrazione dei 40 anni dalla visita di Papa Giovanni Paolo II a Termoli. Ma il fine è un altro al quale si sono prestati il Comune retto dal sindaco di Forza Italia Francesco Roberti e l’ufficio scolastico regionale guidato da Anna Paola Sabatini.
Cosa hanno fatto i due enti pubblici che dovrebbero mantenersi equidistanti da ogni confessione religiosa? Hanno siglato un patto educativo con la Diocesi di Termoli sul solco di quanto voluto da Papa Francesco.
L’ obiettivo di quest’ ultimo è la restaurazione di valori cattolici solo in apparenza aperti ed inclusivi. Ma in realtà si esalta una visione di famiglia tutt’ altro che accogliente mettendo in evidenza la volontà di preservare una mentalità conservatrice, contraria a quel concetto di uguaglianza proprio dei valori comunisti.
Questi sono i sette punti declinari nel Patto Educativo: centralità della persona; ascolto dei giovani: la donna promotrice di valori; la famiglia; accoglienza e inclusione; custodia della casa comune; rinnovare economia e politica.
Da evidenziare due punti in particolare che ci lasciano esterrefatti. Il primo è in realtà l’ultimo: ancora una volta è la Chiesa che, interpretando a proprio modo la Costituzione, propone una rinnovazione politica ed economica basata su valori propri della religione cattolica in contrasto con il pluralismo religioso previsto dalla Costituzione stessa.
Saltano all’occhio anche i punti “la donna promotrice dei valori” insieme a “custodia della casa comune”.
“Ancora una volta- sottolinea il PC- si propone agli studenti una visione della società maschilista simile a quella proposta dalla religione, dove alla donna si dà si la centralità dell’ educazione dei più giovani secondo i valori cristiani, ma di fatto la si riconduce a un ruolo prettamente domestico tanto centrale nella famiglia, quanto marginale nello stato sociale e nella politica. Una visione contraria a quella di una società equa nella quale si devono dare alle donne le stesse opportunità lavorative a parità salariale. Tenere ferma la donna in casa e nel ruolo di educatrice propone quindi una società ingiusta e basata su disparità da superare una volta per tutte. I valori, qualsiasi essi siano, vanno promossi in famiglia da entrambe le figure genitoriali qualora esistano”.
Viviana Pizzi ( segreteria PC Molise )