Manuela Petescia presenta “Piccole immagini di raso bianco”: dopo la sua assoluzione il libro brilla di nuova luce

Tra le denunce arrivate in serata: non credo molto nel metoo perché sminuisce le assoluzioni per stupri avvenuti. Mi sono sentita vittima di pregiudizio politico, la sinistra con cui sono cresciuta non mi ha sostenuta quando sono stata vittima di una porcata giudiziaria.

Piccole immagini di raso bianco: a cinque anni dalla sua stesura il lavoro letterario della scrittrice e direttrice di Telemolise Manuela Petescia è stato presentato a Campobasso nella sala della Costituzione della Provincia.
Un dialogo, quello con la giornalista Sabrina Varriano, preceduto dai saluti del presidente della provincia Francesco Roberti e dal governatore della Regione Molise Donato Toma e dagli interventi della professoressa Adele Fraracci e dallo psichiatra Angelo Malinconico, che è riuscito ad andare anche oltre il libro stesso e ha tracciato una immagine bella e forte dell’ autrice Manuela Petescia.


Una donna capace di portare avanti la tv leader di ascolti in Molise per 30 anni. Una scrittrice che riesce a uscire dal suo io femminile ( impresa non facile per tutti) e a raccontare una storia complessa tra uno psichiatra e una donna molto sensuale di nome Dolores.
Ma andiamo con ordine. Nell’ intervento di Adele Fraracci emerge che il romanzo rappresente molto di quello che il lettore interpreta. I protagonisti sono lo psichiatra e una donna sensualissima che è Dolores.
“Ci sono flussi di coscienza – continua Fraracci- e tratti di quelli che sono i pensieri dei pazienti dello psichiatra. La psiconalisi freudiana è la protagonista della narrazione. E ci troviamo dentro tanta filosofia. Insegnando questa materia mi ha intrigato molto questo libro. In realtà Freud nell’interpretazione dei sogni pone molta importanza alla filosofia Greca. Nel libro di Manuela si parla di incesto. Noi ne abbiamo coscienza solo quando viene identificato come reato. Ma questo è un aspetto fondamentale della psichiatria”.
Lo psichiatra Angelo Malinconico racconta di essere stato il primo a cui Manuela Petescia ha sottoposto il libro appena scritto.
“ Quando ha scritto questo bellissimo romanzo- ha dichiarato – sono stato il primo a cui lo ha dato in mano. Vorrei capire se ho fatto strafalcioni psichiatrici mi disse e io la rassicurai sulla bontà del prodotto. Si tratta di un intreccio ricco in cui i protagonisti sono come su un crinale.
La mia riflessione è psichiatrica e psicoanalitica. Ha un senso e credo che chi lo leggerà poi lo filtrerà a modo proprio.
L’ autrice ha rappresentato bene le sue ombre. Mi sento di dire che chi pensa di essere esente da ombre ne ha alcune gigantesche.
Nel romanzo c’ é la persona colta che butta giù l’ opera in maniera razionale. Ci appartiene e ci possiede dalla nascita. La teniamo a distanza. Manuela si è calata in quella scrittura ed è stata capace di fare una analisi attraverso quel volume”.


Successivamente arriva il racconto della giornalista- scrittrice.
Manuela Petescia ci racconta il perché il libro è uscito nel 2018 ma è stato presentato solo cinque anni dopo.
Raccontandoci la sua genesi che partì tanti anni fa nel 2008 2009 quindi tantissimi anni fa.
“ Prima di decidere di pubblicarlo- ha sostenuto Petescia- ho chiesto un conforto narrativo. Scoprii che il critico letterario Stefano Giovanardi aveva una cattedra qui in Molise. Gli inviai il libro in forma anonima con soltanto un numero di telefono. Mi ha chiamata dopo poco tempo e mi chiese di passargli al telefono l’ autore perché la mia narrazione era simile a quella di un maschio.

Ci riesco perché sono mossa da una curiosità incredibile di conoscere il destino degli altri. Tutto questo impedisce di piangersi addosso. Ho raccolto anche la psiche di altre persone. Ho inviato il manoscritto a diverse persone nel 2010.

Succede che Stefano Giovanardi ci ha lasciato e io sono finita in una vicenda giudiziaria assurda. Quando si è sotto processo da innocenti si spengono i sogni. Non ho vissuto il Covid perché avevo la sospensione della vita da tanti anni.

Le vicissitudini del libro quindi sono parallele a quelle del processo. Dopo la prima assoluzione scopro che Rubettino insegna all’ Università del Molise e in poco tempo il libro viene pubblicato.

A dicembre del 2018 esce ma a gennaio 2019 inizia il processo d’ appello. Dove scopro che inizia tutto daccapo con il rinnovamento dibattimentale. Uscì una bella recensione del Corriere della Sera. Ma decisi di congelare tutto nuovamente.
Ma ora che sono uscita da tutto ho deciso di dare nuova vita a libro ed eccoci qua questa sera”.
Manuela Petescia incalzata dalle domande della giornalista ha parlato anche del suo racconto “Tutte le volte che mi sono venduta” in cui una non autobiografia fu scambiata per tale. E si giunse ad una serie di equivoci per cui si pensò che fu lei stessa a vendersi per arrivare a grandi risultati.
E invece no, a fugare ogni dubbio fu una trasmissione del Maurizio Costanzo Show in cui fu proprio lui a dire: non aveva alcun motivo di vendersi.
Parla anche del Metoo sostenendo che racconterebbe ancora del racconto Tutte le volte che mi sono venduta.
“ Si passa dall’ assoluzione per una violenza davvero accaduta – ha sostenuto- all’ esagerazione su un complimento scambiato per molestie. Non credo che le donne hanno un bisogno esagerato di essere difese. La parità di genere non c’ è. Dipende da un fatto banalissimo. Il carico assistenziale cade soprattutto sulle spalle delle donne che porta via tantissimo tempo. Un tempo e un peso infinito. In Usa questo immenso lavoro invisibile delle donne gratuitamente offerto dalle donne regala ricchezza gratuita il 20% della nazione. Una ricchezza non capita e non ringraziata. Il senso del possesso poi resta difficile da annullare. Vorrei poi scrivere l’ antropologia della donna in un processo giudiziario. È una violenza in tutti i sensi perché viene prima.di tutto spiata dal buco della serratura. Il campo dove si riscontrano più molestie è quello sul lavoro. Nel metoo ci sono denunce di donne posteriori a quello che non hanno ottenuto. Ci sono però anche donne che usano scorciatoie per arrivare dove non gli è possibile per merito. Andrebbe istituito un youtoo per denunciare questi comportamenti”.
Manuela Petescia denuncia anche: “Ho subito un pregiudizio politico che mi ha fatto soffrire moltissimo. Ho avuto una formazione squisitamente di sinistra. Sento il mondo vendicato da Rifondazione Comunista e da Italo Di Sabato. Il fallimento della dottrina marxista in Italia è stata bruttissima. Proponeva la messa del bene comune a disposizione di tutti.
Invece ora le coalizioni politiche sono simili in tutto. L’ azzerbinamento di queste ultime alla dottrina americana è inaccettabile. Voglio denunciare che tutti hanno capito che sono stata vittima di una porcata giudiziaria. Anche i giornali nazionali, quando viene meno la democrazia viene meno tutta la collettività.
Una persona può essere massacrata nel silenzio di tutti secondo la sinistra se la ritieni appartenente al centrodestra e questo non è giusto. Mi ha fatta tanto soffrire”.