Giustizia maschilista, non concesso il legittimo impedimento a un’ avvocata che doveva assistere suo figlio in ospedale

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I fatti, denunciati dalla stessa avvocata in un post facebook e ripresi dalla Camera Penale di Roma, riguardano il tribunale della Capitale. Il bimbo, due anni solamente, doveva subire una Tac in anestesia totale e fortunatamente ora sta bene. La giudice, presidente del collegio, secondo la legale avrebbe giustificato il provvedimento: poteva essere accompagnato dal padre.

Di Viviana Pizzi

Lavorare ed essere donne è difficile in qualsiasi campo. Anche in quello giudiziario dove sono le stesse donne ad aver introiettato talmente bene il sistema maschilista da applicarlo a loro volta alle altre donne.

È il caso dell’ avvocata Ilaria Salamandra che qualche giorno fa ha denunciato una situazione che definire disumana è dir poco. Aveva chiesto il legittimo impedimento per essere presente al capezzale del figlio di due anni che doveva essere sottoposto a Tac in regime di anestesia totale. Chiunque avrebbe concesso il rinvio dell’ udienza per permettere la cosiddetta conciliazione famiglia- lavoro ma non è stato questo il caso.

” Una giudice del Tribunale di Roma – ha sostenuto l’ avvocata in un post facebook- ha ritenuto di non dover accogliere la mia istanza di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento, ampiamente documentata e motivata.

Ci tengo a precisare che questa giudice ha comunque sentito il testimone che si era presentato in udienza, nonostante le scorse udienze siano state rinviate per assenza ripetuta del medesimo teste, ovviamente della Procura.

Ebbene questa giudice ha ritenuto di non dover rinviare l’udienza perché… il bambino sarebbe potuto essere accompagnato dal padre!
Ma non solo, la giudice ha anche chiesto al PM d’udienza il numero del Bambin Gesù, affinché potessero contattarmi per avere la mia autorizzazione a sentire il teste.
Per lavarsi la coscienza.
Tutto questo mentre mio figlio era sotto anestesia.

Questo è il mondo che viviamo.
Questi sono i soprusi a cui noi madri avvocato dobbiamo sottostare.
Questi sono i deliri di onnipotenza di una certa magistratura, quella fatta di donne e uomini piccoli piccoli.

Tranquillizzo tutti, Leonardo sta bene”.

A favore dell’ avvocata si è espressa anche la Camera penale di Roma.

“Ci risiamo- si legge nota- un’avvocata del foro di Roma deposita, qualche giorno prima dell’udienza davanti al tribunale collegiale, una Istanza di rinvio per legittimo impedimento. Il collegio, ritenuto non legittimo l’impedimento, rigetta l’istanza. Ordinaria amministrazione, sembrerebbe. Se non fosse che l’istanza è ben documentata e adduce uno di quegli impedimenti che per definirli non legittimi serve una buona dose di cinismo. Con l’istanza, infatti, la collega comunica al giudice di dover assistere il figlio di due anni che subirà un’anestesia totale per via di un’indagine TAC a cui dovrà sottoporsi, perché a due anni non sempre ti si riesce a convincere che devi stare immobile in tubo. Roba seria, insomma, che se uno ha un figlio trattiene il fiato e si commuove pure. E invece, a quanto pare, il collegio, guidato con mano salda dalla sua presidente, non ci pensa proprio a rinviare l’udienza, non solo perché il teste, dopo assenze tanto ripetute da valergli un’ammenda, è arrivato, ma pure, udite udite, perché in ogni caso, alla visita, il bambino poteva accompagnarcelo il padre. Messa cosi, allora, converrete che non è affatto ordinaria amministrazione. E invece, a noi sembra, l’ennesima manifestazione di un’idea proprietaria del processo da parte di alcuni magistrati che immaginano di poterlo amministrare a prescindere dal ruolo, dalle funzioni e dalle esigenze delle parti, specie della parte debole di tutta questa storia, l’imputato, al quale solo, come in passato abbiamo avuto modo di rimarcare, il processo per davvero appartiene. E questa idea non é tollerabile, nè la sopporteremo oltre. Ma siccome prima di agire occorre acquisire tutti i possibili riscontri, anche documentali, e verificare se per avventura la narrazione • pure di prima mano – non sia stata in qualche modo inconsapevolmente imprecisa, allora noi della Camera Penale stiamo verificando. E finita la verifica, se le cose non stessero come si dice che stiano, faremo ammenda e rifletteremo sul perché una simile notizia sia passata in maniera distorta. Se invece i fatti fossero confermati, non ci resterà che trarne le debite conclusioni e denunciarli in ogni sede utile, affinché siano assunti gli opportuni provvedimenti, ribadendo con la miglior forza che abbiamo che il difensore e la difesa non si toccano e che il processo è una cosa seria; quasi quanto l’apprensione di una madre per la salute di un figlio”.