Giornata internazionale della donna: senza il raggiungimento della parità non inizia la destrutturazione del patriarcato

Quella che si celebra questa mattina si chiama la Giornata internazionale della donna e ricorda le operaie che sono decedute in una fabbrica di Cotone negli Stati Uniti.
La giornata di oggi non va confusa con il 25 novembre, in cui si parla esclusivamente della violenza sulle donne.
Oggi, ma non solo oggi ma tutti i giorni, si dovrebbe pensare alla donna come lavoratrice e non come vittima di violenza. Ma istituzioni, centri antiviolenza e donne in generale, confondono le due cose.
Quest’anno abbiamo già pubblicato il report delle Nazioni Unite. Quello in cui si dice che in tutto il mondo è più difficile trovare lavoro.
Di donne e delle problematiche femminili e femministe ne parliamo tutti i giorni. Quello che però oggi ci sentiamo di dire, ed é anche una critica al femminismo storico, è che se la parità non è stata raggiunta, è difficile pensare al superamento totale del patriarcato.
Si tratta di un lavoro femminista abbastanza complicato e realizzabile forse dalle nostre figlie. Viviamo in una epoca dove la piena emancipazione della donna non è vista bene dal patriarcato. Che ha mollato la presa sulla donna che lavora. Anche perché in una famiglia fa sempre comodo uno stipendio in più. Ma non molla, soprattutto nelle sacche di arretratezza del meridione, sulle responsabilità domestiche della donna. Il classico lavoro in casa che non viene retribuito e viene accollato troppo spesso alle donne, anche in situazioni dove a lavorare sono entrambi i sessi della coppia eterosessuale.
In pandemia è stata quasi sempre la donna a rintanarsi nello smart working per accudire bambini ed anziani.
Ci sono stati cambiamenti importanti in politica: Giorgia Meloni è la prima donna presidente del Consiglio ed Elly Schlein la prima segretaria del Pd.
Ma è una emancipazione che non basta, se nelle case ci sono ancora mariti e compagni disposti a picchiare e uccidere per un pasto cucinato male o per un piatto non lavato. Uomini che ammazzano quando viene messo in discussione il loro dominio patriarcale.
Oggi non è la nostra festa. Non vogliamo mimose e concessioni da uomini. Vogliamo passare attraverso la parità lavorativa, salariale e politica per arrivare a una destrutturazione totale del patriarcato che può avvenire solo quando nelle case e fuori casa uomini e donne abbiamo lo stesso potere. Quando si smette di pensare che una donna per valere qualcosa deve passare per forza per l’ approvazione maschile.
Quando donne e uomini avranno la stessa importanza nei partiti e nelle fabbriche e nelle case.
E in Molise? Siamo davvero lontani visto che proprio il centro antiviolenza Befree per ottenere fondi si presta alla promozione dei peggiori stereotipi.

È questo il manifesto che campeggia sui social e nel Molise. Si usa il Rosa stereotipo e la parola quota rosa che è una ammissione di vittoria del patriarcato che ci concede ciò che vuole.
Ma ecco come viene presentata l’ iniziativa. “L’#8marzo il nostro punto vendita di Campobasso ha deciso di contribuire con la sua “Quota Rosa” al sostegno del centro #antiviolenza Befree Molise.
Nella giornata della donna scegli di lasciarti servire con i prodotti #performanti e sostieni con noi #BeFree Molise contro la violenza di genere!
📎 Per maggiori info vienici a trovare, siamo a Campobasso in Via Sant’Antonio dei Lazzari (nei pressi del Comando dei Vigili del Fuoco)”.
Iniziativa buona ma comunicazione che lascia a desiderare.
E la parità? Lontana anni luce qui in Molise ma anche in Italia.