Ferragni devolve il cachet di Sanremo ai centri antiviolenza Dire: ma non per questo la si può proporre come icona femminista

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Un aiuto per le vittime di violenza, in particolare quelle che si rivolgono ai centri antiviolenza Dire, possono far avvicinare il mondo delle influencer a donne di tutti i giorni, che vivono questa piaga sociale tutti i giorni?

E’ questa la domanda che chi scrive si è posta alla notizia che Chiara Ferragni, l’unico modello di donna che le masse acritiche contrappongono alla premier Giorgia Meloni, ha devoluto tutto l’incasso da co conduttrice del Festival di Sanremo al quale parteciperà per la prima serata prevista il 7 febbraio e l’ultima dell’11. Questo giornale vi parlerà di questo grande evento canoro cercando di andare sempre controvento. Iniziamo da oggi con questo tema. Queste le dichiarazioni di Chiara Ferragni apparse sul suo profilo instagram

Sono fiera di annunciare che ho devoluto l’intero compenso della mia partecipazione al Festival di Sanremo all’associazione D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) @direcontrolaviolenza  In Italia, oggi più che mai, c’è bisogno di parlare e di fare qualcosa di concreto contro la violenza maschile sulle donne. Per questo ho scelto di supportare D.i.Re un’associazione italiana che gestisce oltre 100 centri antiviolenza e più di 60 case rifugio in tutta Italia, potete farlo anche voi andando sul loro sito e donando. Ho avuto modo di conoscere la Presidente di D.i.Re e alcune delle operatrici che tutti i giorni lavorano sul campo, sono loro le vere eroine che mi hanno ancora di più convinta a iniziare questo percorso che spero si evolverà nei prossimi anni. Un grazie anche alla Rai e ad Amadeus (@giovanna_e_amadeus) senza cui questa iniziativa non sarebbe stata possibile”.

Stando alle dichiarazioni di alcune sopravvissute che si sono rivolte ai centri antiviolenza che riceverebbero il cachet che ammonterebbe intorno ai 100mila euro, questa è una bella cosa perché dovrebbe essere lo stesso Governo a destinare maggiori fondi ai centri italiani.

Tuttavia non possiamo solo per questo motivo assolvere il consumismo e il capitalismo che gira intorno alla nota influencer. Chiara Ferragni, per ogni post pubblicato guadagna circa  12mila dollari con un engagement tra i migliori in circolazione. Per assistere a una sua masterclass di 5 ore a Milano nel 2019 si doveva pagare 650 euro.

Grazie alle sue diverse aziende Chiara Ferragni guadagna all’anno circa 2,73 milioni di euro, potendo così contare su uno stipendio al mese di circa 227.000 euro.

Nel 2019, il documentario Chiara Ferragni – Unposted ha incassato 1.601.499 euro nei tre giorni di programmazione in Italia. Nel 2020 il fatturato di Chiara Ferragni è stato di 19 milioni di euro, questo grazie alle tre società che fanno capo all’imprenditrice.

Niente male per chi ostenta ricchezza e agiatezza in ogni suo post instagram. Per lei quindi il guadagno di Sanremo non è altro che un arrotondare le sue entrate: un qualcosa che anche se vi rinuncia non diventa certamente più povera.

E non servirà certamente a promuovere un’immagine di donna diversa da quella standardizzata a cui fa riferimento: ricca, bellezza quasi irraggiungibile ma soprattutto icona del capitalismo più sfrenato. Come femminista la ringrazio per la sua gentile donazione. Ma dall’alto dei suoi 27,6 milioni di follower solo su Instagram sarebbe davvero più utile qualche messaggio di normalizzazione della figura femminile. Non chiediamo certo una Chiara Ferragni proletaria, sappiamo bene che è impossibile, ma certamente il proporre un modello di persona più vicina a tutti.

Quindi sì grazie per una donazione, che corrisponde a 100 euro di una donna con uno stipendio “comune” ma no al modello che propone. Ringraziamo e andiamo avanti, Chiara Ferragni può essere una icona ma non un esempio da proporre alle donne che si rivolgeranno a DiRe per riprendere in mano la propria vita dopo anni di vessazioni e maltrattamenti.

E poi è noto a tutti: la generosità quella vera non si comunica mai.