Modifiche alla manovra, opzione donna senza distinzioni tra madri e non madri

Potrebbe finire in una bolla di sapone la discussione sulla manovra legata a Opzione donna. Dopo un confronto con partiti e parti sociali il provvedimento voluto da Giorgia Meloni e appoggiato dalla ministra Eugenia Roccella, potrebbe tornare come alle origini. In pensione a 60 anni con 35 anni di contributi con l’ 80% rispetto allo stipendio percepito. Niente più quindi distinzioni in base al numero di figli. Una cosa che aveva inevitabilmente spaccato il fronte donne tra madri e non madri creando pericolose fratture nel discorso dell’ emancipazione femminile
Ma non finisce qui. I cambiamenti previsti sono anche altri.
La pressione fiscale, rispetto a una previsione della Nadef che stimava un rapporto del 43,4% rispetto al Pil, attraverso le misure di sgravio scenderebbe “di oltre 0,2 punti al 43,2% del Pil“. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante un’audizione alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato.
Sulla manovra la linea è una sola: siamo disponibili a ragionare su pos (su cui c’è già l’apertura della premier) e contanti mentre sul reddito di cittadinanza non si torna indietro. Mentre per Opzione donna la strada sembra segnata: si lavora infatti all’eliminazione della discussa condizionalità dei figli (resterebbe la limitazione a tre categorie di lavoratrici svantaggiate, con l’innalzamento dell’età a 60 anni), modifica che dovrebbe arrivare con un emendamento del governo. Arriva intanto anche il via libera dell’Ue alla nuova tranche di aiuti per 5,7 miliardi destinata dall’Italia per le imprese del Mezzogiorno: gli aiuti potranno essere erogati fino alla fine del 2023. Sempre per il Sud, come già annunciato dal ministro dell’economia Giorgetti, arriverà con la manovra anche la proroga delle agevolazioni fiscali e dei crediti di imposta.
Tra le modifiche a cui il governo e la maggioranza stanno lavorando sembra in discesa la strada per l’estensione dei diritti tv: il ministro dello sport Abodi è favorevole all’estensione da tre a cinque anni dei contratti (ma non per quelli in essere) legati ai diritti tv e ne sta parlando con i colleghi dell’Economia e della Giustizia. In arrivo infine anche una stretta contro la pirateria digitale degli eventi sportivi in diretta mentre non non convince via XX Settembre l’ipotesi di consentire al mondo dello sport di rateizzare imposte e contributi in scadenza il 22 dicembre consentendo inoltre la sospensione di sanzioni amministrative, penali e sportive. Alla manovra lavorano anche i partiti che per tutto il giorno sono stati impegnati a definire gli emendamenti. Nei desiderata c’è spazio per tutto. Il Pd vuole puntare sulla riduzione più netta del cuneo e sul rifinanziamento di Opzione donna nella versione in vigore finora. Nelle proposte del M5s si va dallo stop all’innalzamento del tetto al contante a un pacchetto di interventi per ripristinare il Reddito di cittadinanza, mentre il Terzo Polo vuole finanziare una parte rilevante di Industria 4.0 con il Pnrr.
Si fanno sentire anche le parti sociali: dal leader di Confindustria Bonomi che chiede di più sul cuneo e confida nell’intervento per il Sud; ai sindacati che proprio domani torneranno ad incontrare la premier. Le prove generali di assalto alla diligenza, intanto, si fanno sul binario parallelo del dl aiuti quater, con il voto in commissione che slitta alla prossima settimana. Sul Superbonus, Forza Italia insiste per prorogare fino a fine anno i termini (scaduti il 25 novembre) per poter avere il beneficio al 110%, nonostante la chiusura di ieri del sottosegretario alla presidenza Fazzolari, che invece ha assicurato il lavoro sullo sblocco dei crediti. Su questo va registrata la ripartenza delle cessioni, con l’accordo tra Intesa Sanpaolo e Ludoil Energy, per la ricessione di crediti per un valore fiscale pari a 1,3 miliardi.