Manovra finanziaria, si allunga l’ombra conservatrice: le donne con più figli in pensione due anni prima di chi non ne ha

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REDDITO DI CITTADINANZA VERSO L’ ABOLIZIONE NEL 2024

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa sta illustrando i contenuti della manovra approvata nella notte.

Oltre alla stretta sul reddito di cittadinanza, c’é una novità sulle pensioni che penalizza ancora una volta chi non ha avuto figli. Si chiama opzione donna ed è prorogata per il 2023.

Chi decide di utilizzarla può andare in pensione a 58 con due figli o più, 59 con un figlio, 60 altri casi.

Insomma le 58enni che per qualsiasi motivo non hanno avuto figli sono costrette a stare a lavoro per due anni in più rispetto a chi invece ha avuto discendenza. Una discriminazione che fa il paio con il fatto che il reddito di cittadinanza sarà tolto prima a chi non ha figli.

Un disegno di governo conservatore che si arricchisce con la proposta della Lega di dare 20mila euro alle giovani coppie che decidono di sposarsi in Chiesa.

Ma vediamo che vuol dire Opzione Donna. Possono accedere alla pensione anticipata c.d. opzione donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2021, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Nella manovra è prevista anche l’Iva ridotta per i prodotti per l’infanzia e gli assorbenti ma non per i prodotti di prima necessità. Per l’acquisto dei quali arriva però l’estensione della social card per i redditi bassi.

E poi la stretta al Reddito di cittadinanza, che si avvia verso l’abolizione, e taglio del cuneo fiscale fino a tre punti per i redditi più bassi. La prima manovra del governo Meloni, che alla fine mette sul piatto risorse lievitate a quasi 35 miliardi, dedica come promesso i due terzi degli stanziamenti all’emergenza energia, e imprime alle altre altre misure un segnale per alle fasce deboli e alla famiglia.

Un provvedimento che si basa su un approccio “prudente e realista” che tiene conto della situazione economica ma anche “sostenibile per la finanza pubblica”, sottolinea una nota del ministero dell’economia di Giancarlo Giorgetti. Il varo in piena notte arriva al termine di un consiglio dei ministri durato tre ore e mezzo, durante il quale sarebbe stata fatta una illustrazione per punti e i ministri avrebbero fatto verbalizzare le richieste. La manovra cerca anche di compattare la maggioranza, con misure che vanno incontro alle richieste dei partiti. Per gli autonomi viene innalzata la soglia (a 85mila euro) della flat tax, che viene introdotta anche come tassa incrementale fortemente voluta da FdI. Per favorire l’assunzione dei giovani, chiesta da Forza Italia, arrivano gli incentivi per le aziende che assumono donne under36 e percettori del Reddito di cittadinanza. Si va anche verso una misura per bloccare l’automatismo che da gennaio farebbe scattare l’aumento delle multe, su cui spingeva Salvini. Una legge di bilancio con molti desiderata, ma una coperta corta, anche se lo spazio ricavato risulta un po’ più ampio delle previsioni della vigilia: al netto dei 21 miliardi in deficit già blindati per il caro-energia, per il resto si riescono alla fine a trovare circa 14 miliardi. Ma alcuni nodi cruciali sono anche oggetto di tensione nella maggioranza. A dividere è in particolare uno dei dossier più spinosi, quello del Reddito di cittadinanza. L’idea è di toglierlo agli ‘occupabili’, ma l’ipotesi di una cancellazione immediata del beneficio già dall’1 gennaio, appare ad alcuni troppo radicale. La prima mediazione della ministra del Lavoro Calderone con un anno di ‘cuscinetto’ (fino al 31 dicembre 2023) in cui inserire i lavoratori occupabili alla fine viene accentuata: il sostegno viene lasciato per otto mesi, anziché 12; ma dal 2024 si volta pagina con una riforma complessiva. Sulle pensioni, per superare la Fornero scatta quota 103 (41 anni di contributi e 62 di età), soluzione ‘ponte’ in attesa di una riforma più complessiva.