Giorgia Meloni conferma nel suo intervento programmatico: dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina. Sì all’ Altantismo

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Settanta minuti di discorso alla Camera, alle 19 inizia il voto di fiducia. Inizia l’ era Meloni in parlamento con la descrizione delle sue linee programmatiche. Che sia una Draghi in gonnella lo sottolineano le linee di politica estera.

Chi sperava in un atlantismo moderato ha sbagliato. Dimentica completamente la sua politica sovranista per accettare la linea atlantista che le impongono l’ Europa e gli Stati Uniti.

Ricorda anche le donne che la hanno preceduta e le hanno permesso di abbattere il soffitto di cristallo. Ma le chiama solo per nome. Niente assistenzialismo, quindi a rischio il reddito di cittadinanza.

Ma ecco le parti più importanti del suo discorso

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

sono intervenuta molte volte in quest’aula, da parlamentare, da vice presidente della Camera e da Ministro della Gioventù. Eppure la sua solennità è tale che non sono mai riuscita ad intervenire senza un sentimento di emozione e di profondo rispetto. Vale a maggior ragione oggi, che mi rivolgo a voi in qualità di presidente del consiglio per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a un governo da me guidato. Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e una grandissima responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla. Sono i momenti fondanti della nostra democrazia ai quali non dovremmo mai assuefarci, e ringrazio fin da ora chi si esprimerà secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà.

Un sincero ringraziamento va al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dare seguito all’indicazione chiaramente espressa dagli italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli. E un ringraziamento sentito va ai partiti della coalizione di centrodestra, a Fratelli d’Italia, alla Lega, a Forza Italia, a Noi Moderati e ai loro leader. A quel cdx che dopo essersi affermato nelle ultime elezioni ha dato vita a questo governo in uno dei tempi più brevi della storia repubblicana. Credo che questo sia il segno più tangibile di una coesione che alla prova dei fatti riesce sempre a superare le differenti sensibilità nel nome di un interesse più alto. La celerità di questi giorni era per noi non soltanto un fatto naturale, ma anche un dovere nei confronti degli italiani: la difficilissima contingenza nella quale ci troviamo non consente di titubare o di perdere tempo. E non lo faremo.

E voglio per questo ringraziare il mio predecessore Mario Draghi, che tanto a livello nazionale quanto internazionale ha offerto la sua massima disponibilità per garantire un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, nonostante, per ironia della sorte, fosse guidato dal presidente dell’unica forza politica di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io penso che non ci sia nulla di strano. Così dovrebbe sempre accadere, e così accade nelle grandi democrazie.

IL RICORDO DELLE DONNE CHE PRIMA DI LEI AVEVANO INFRANTO ALTRI TETTI DI CRISTALLO

Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore. Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina (Strada) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda) che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. Eppoi Tina (Anselmi), Nilde (Jotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Ilaria (Alpi), Mariagrazia (Cutuli), Fabiola (Giannotti), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti), Chiara (Corbella Petrillo). Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io.

SIAMO IL PRIMO GOVERNO ELETTO DAL POPOLO DA 11 ANNI

Ma il mio ringraziamento più sentito non può non andare al popolo italiano: a chi ha deciso di non mancare all’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto, consentendo la piena realizzazione del percorso democratico, che vuole nel popolo, e solo nel popolo, il titolare della sovranità. Con il rammarico, però, per i moltissimi che hanno rinunciato all’esercizio di questo dovere civico sancito dalla Costituzione. Cittadini che reputano sempre più spesso inutile il loro voto, perché, dicono, tanto poi decidono altri, decidono nei palazzi, nei circoli esclusivi..E, purtroppo, spesso è stato così negli ultimi 11 anni, con un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita ad un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare.

SAREMO UNA MAGGIORANZA COESA PER 5 ANNI

Intendiamo farlo, assumendoci pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni: essere maggioranza parlamentare e compagine di governo. Per 5 anni. Facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l’interesse dell’Italia a quello di parte e di partito. Non utilizzeremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con un altro diverso e contrapposto. Il nostro obiettivo è liberare le migliori energie di questa nazione e di garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere, sicurezza. E se per farlo dovremo scontentare alcuni potentati, o fare scelte che potrebbero non essere comprese nell’immediato da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro. Perché il coraggio, di certo, non ci difetta.

Ci siamo presentati in campagna elettorale con un programma quadro di governo della coalizione e con programmi più articolati dei singoli partiti. Gli elettori hanno scelto il centrodestra e all’interno della coalizione hanno premiato maggiormente determinate proposte rispetto ad altre. Manterremo quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante è rappresentato è la base di ogni democrazia. So bene che ad alcuni osservatori e alle forze politiche di opposizione non piacciono le nostre proposte, ma non intendo assecondare quella deriva secondo la quale la democrazia appartiene a qualcuno più che a qualcun altro, o che un esito elettorale sgradito non vada accettato e ne vada invece impedita la realizzazione con qualsiasi mezzo.

NO A INGERENZE ESTERNE: LE OPPOSIZIONI NON SE NE SERVANO

Negli ultimi giorni sono stati in parecchi, anche fuori dai nostri confini nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo governo italiano. Direi che possono spendere meglio il loro tempo: questo parlamento ha valide e battagliere forze di opposizione più che capaci di far sentire la propria voce, senza bisogno, mi auguro, del soccorso esterno. E mi auguro che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a questo governo, manca di rispetto al popolo italiano che, voglio dirlo chiaramente, non ha lezioni da imparare.

L’ITALIA FA PARTE A PIENO TITOLO DELL’OCCIDENTE

L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa.

L’Europa. Permettetemi innanzitutto di ringraziare i vertici delle istituzioni comunitarie, il Presidente del Consiglio Charles Michel, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il Presidente di turno del Consiglio Petr Fiala, e con loro i tanti capi di stato e di governo che in queste ore mi hanno augurato buon lavoro. Ovviamente non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese. Noi non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Unione Europea per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali, certo, ma anche all’approvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo. Grandi sfide, di fronte alle quali l’Unione Europea non sempre si è fatta trovare pronta. Perché come è stato possibile, ad esempio, che un processo di integrazione nato come comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni – e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza – a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono, nel rispetto di quel motto fondativo che recita “Uniti nella diversità”. Perché è questa la grande peculiarità europea: Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi, portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita.

Per la sua forza e la sua storia l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i governi della sinistra, coniugando l’affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale.

L’ALLEANZA ATLANTICA SIA IL NOSTRO FARO: PIENO SOSTEGNO ALL’UCRAINA

L’Alleanza Atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza e che troppo spesso diamo per scontato. È dovere dell’Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo per uno Stato è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte. L’Italia negli anni ha saputo dimostrarla, a partire dalle tante missioni internazionali delle quali siamo stati protagonisti. E voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate per aver tenuto alto il prestigio dell’Italia nei contesti più difficili, anche a costo della propria vita: la Patria vi sarà sempre riconoscente. L’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza Atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa. Non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana ma perché è il modo migliore per difendere anche il nostro interesse nazionale. Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica.

La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti. Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi.