Eolico offshore al largo della costa molisana, Legambiente “Auspichiamo una discussione matura, non come avvenuto in passato”
L’associazione ambientalista invita la politica regionale ad evitare di cavalcare la sindrome nimby come fatto negli anni scorsi, quando il Molise si oppose alla realizzazione di quello che poteva essere il primo impianto eolico marino nel Mediterraneo.
È di questi giorni la notizia della presentazione di un’istanza per la realizzazione di un impianto eolico da 120 aerogeneratori al largo della costa molisana. Legambiente già nel 2007 si espresse a favore della realizzazione di quello che poteva essere il primo impianto eolico offshore nel mar Mediterraneo, e già da allora si levarono le alzate di scudi degli amministratori locali che ipotizzarono i possibili danni arrecati al turismo e alla pesca in caso di realizzazione dell’impianto. Nel mentre la crisi del settore della pesca è lampante e sotto gli occhi di tutti, mentre per quanto riguarda il turismo abbiamo già avuto modo di commentare la folle idea di cementificare la costa di Montenero di Bisaccia con il progetto South Beach. È ora di recuperare il tempo perso. L’eolico offshore con il suo potenziale installabile rappresenta non solo un’opportunità di innovazione e sviluppo per l’Italia, ma anche un contributo fondamentale alla lotta contro l’emergenza climatica e un presidio di biodiversità. I parchi eolici a mare, infatti, possono diventare luoghi di ripopolamento per molte specie marine. Tecnologie, quindi, che se ben progettate possono portare diversi vantaggi, sia per il settore della pesca, sia per valorizzare competenze già presenti nel porto di Termoli e creare nuove opportunità lavorative. E anche e soprattutto se questo progetto sarà messo a sistema con la gigafactory di Stellantis. È ora di sgombrare il campo da dubbi e scetticismi che hanno lasciato al palo un tipo di energia sostenibile, rinnovabile e locale, attivando da subito confronto e condivisione sul territorio. La strada delle rinnovabili, tra cui l’eolico dell’offshore, è quella giusta, ed è necessario lasciarle campo libero non solo per portare innovazione e sviluppo in territori come il Molise ma anche raggiungere degli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2030.
Nessun impianto è perfetto, ma insieme, attraverso processi pubblici di partecipazione e ascolto con i territori, è possibile trovare la strada per raggiungere gli obiettivi climatici, ma anche per offrire opportunità di innovazione e sviluppo sostenibile chiudendo definitivamente centrali inquinanti come quelle molisane a fonti fossili. “Il Molise – dichiara il Presidente di Legambiente Molise Andrea De Marco – vive nella falsa convinzione di essere autonoma dal punto di vista energetico grazie ai numerosi impianti eolici presenti nell’entroterra. Cosa vera in parte. È vero che il Molise produce più energia di quanto consuma, ma questo grazie alla presenza delle centrali turbogas che da sole producono circa 2/3 dell’intera energia prodotta in regione. Pochi però – continua De Marco – tengono in considerazione che nei prossimi anni bisognerà elettrificare i nostri sistemi di trasporto, sia pubblici che privati, ad oggi totalmente dipendenti dalle fonti fossili. Quindi ben venga la novità che porta con sé questo progetto, ossia la Hydrogen Valley e l’idea di rendere il trasporto pubblico su gomma carbon free.”
Tutelare il paesaggio è importante, ma per farlo dobbiamo accompagnare i nostri stili di vita attraverso una transizione ambientalmente sostenibile. Non c’è tutela del paesaggio senza attenzione all’ambiente. I cambiamenti climatici sono il vero fattore di rischio per il nostro paesaggio. Gli eventi atmosferici di eccezionale portata che si verificano in maniera sempre più frequente mettono a rischio il territorio per come siamo abituati a conoscerlo. Ricordare quanto successo lo scorso anno a Campomarino e Nuova Cliternia, dove una tromba d’aria nel mese di agosto massacrò i vigneti, o gli eventi estremi che hanno causato vittime in provincia di Ancona e a Ischia, ci aiuta a capire quanto importante sia contrastare la crisi climatica in atto. Mentre molti guardano all’impianto per produrre energia quale pericolo per il paesaggio senza pensare però che gli effetti dei cambiamenti climatici lo stanno modificando in maniera irreversibile. Per fermare la febbre del pianeta c’è bisogno di produrre energia in maniera diffusa, diminuendo le emissioni prodotte da tale attività, e questo lo si può fare solamente con le fonti rinnovabili sia a terra che a mare.