Bufera nel mondo della ginnastica ritmica: dalla denuncia di due atlete della nazionale, si scoperchia un mondo di abusi e diete forzate

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Il mondo dello sport, guarda caso femminile, è sconvolto in questi giorni dallo scandalo venuto fuori nel mondo della ginnastica ritmica.

Dopo le denunce delle atlete Nina Corradini e Anna Basta, che dichiarano a Repubblica di continuare ad amare il mondo della ginnastica nonostante tutto, si è creato un effetto domino di denunce di abusi. Al centro del tema le continue pressioni degli allenatori verso l’ eccellenza e la competitività. In uno sport tutto questo viene accettato tranquillamente. Ma la cosa più grave riguarda comunque l’ aspetto alimentare. Come dichiarato da alcune atlete all’inizio permettono di mangiare pane e insalata ma poi la dieta toglie anche quello. E ingrassare anche solo di due etti era un vero e proprio finimondo.

Si tratta di diete forzate e abusi psicologici. Sui quali la Procura di Roma ha deciso di vederci chiaro. E nelle scorse ore ha ascoltato le atlete che per prime hanno scoperchiato il vaso di pandora.

LE TESTIMONIANZE

“Quelle medaglie mi sono costate molto. Avrei potuto denunciare prima ma non riuscivo a dirlo nemmeno ai miei genitori”. Queste le dichiarazioni rilasciate dall’ex atleta di ginnastica ritmica Nina Corradini uscendo dalla Procura di Roma dove insieme alla collega Anna Basta è stata scoltata dopo aver denunciato gli abusi psicologici da parte dello staff della nazionale.”È brutto che quello che ho amato di più mi lasci un ricordo di dolore”.”Il mio obiettivo è solo fare del bene – ha commentato Anna Basta – ho amato la ginnastica ritmica e la continuerò ad amare”.

Dopo queste denunce anche altre atlete si dichiarano pubblicamente vittime di questo sistema. Ma raccontano di averlo talmente interiorizzato da ritenerlo “la norma”.

“A 7-8 anni – racconta una testimone a Repubblica – ero ingenua e guardavo le mie compagne più grandi con ammirazione. Pensavo che avrei dovuto fare tutto come loro. Nella mia testa dovevo pesarmi tre volte al giorno, perché è quello che facevano le mie sorelle più grandi. Venivano insultate e picchiate? Anche io dovevo ricevere lo stesso trattamento. Così un mondo malato diventa la normalità”.

E il focus si sposta dalla ginnastica ritmica anche alla danza. Dove altre testimoni raccontano: “Durante gli allenamenti avevo capogiri, svenimenti. Mi fermai perché il mio corpo non riusciva a “togliersi” altro. L’anoressia era a un centimetro da me. A mensa prendevo il minimo indispensabile, sempre insalata. Una delle insegnanti, che girava tra i tavoli per spiare nei nostri piatti, una volta mi disse “brava”. Andavo al bagno e sentivo le ragazze vomitare”.

LA RIFLESSIONE

Per gli standard di questi sport competitivi sembrerebbero un peso non superiore ai quaranta chili. Per arrivare a livelli alti bisogna essere magre e leggere.

Non si può far nulla? Ovvio che si può. Basterebbe modificare i canoni di gara. Vedere magari esercizi diversi eseguiti da persone con un peso più sano.

Un cambiamento soprattutto culturale richiesto dalle stesse atlete che hanno trovato il coraggio di denunciare.

E non è possibile sostenere che ” non c’è scandalo, è sempre stato così”.

Si può e si deve cambiare registro per rendere le atlete più felici. Ma il rischio resta come quello del metoo delle attrici. Anni di inchieste e di denunce.

Poi tutto torna nell’ ambito privato e probabilmente ricomincia daccapo.