25 Novembre, l’opinione di Elvira Barone: non basta un giorno per riflettere sulla violenza contro le donne

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di Elvira Barone (capogruppo 5 stelle al Comune di Isernia)

La violenza contro le donne è un tema (e un problema) sociale a cui personalmente tengo tantissimo. Mi
sono sempre interessata a questo fenomeno che ha ormai assunto i connotati di una piaga, di uno stillicidio
quotidiano, tant’è che già molti anni fa decisi di partecipare ad un corso di formazione come operatrice dei
centri antiviolenza grazie all’Associazione “Differenza Donna” di Roma, uno dei primi C.A.V. istituiti in Italia.
Il 25 novembre è un giorno dedicato alla sensibilizzazione sociale verso questo flagello ma è necessario
che ogni giorno si lavori affinché si prenda coscienza dei meccanismi che sono alla base della violenza di
genere. Molto è stato fatto nel corso degli anni ma, ahimè, ancora c’è molto da fare per contrastare la
violenza sulle donne. Il passato Governo, guidato da Giuseppe Conte, ha istituto il Reddito di libertà per le
donne vittime di violenza, attraverso il Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, poi convertito nella Legge 17
luglio 2020, n. 77. Grazie a tale norma furono stanziati 3.000.000 di euro per l’annualità 2021 e il mio
auspicio è che anche l’attuale Governo continui a sostenere questa misura che consiste in un sussidio
economico atto a garantire e favorire l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia
per le donne vittime di violenza che si trovano in condizioni di povertà. Giova ricordare che questa misura
economica viene erogata direttamente dall’INPS, attraverso una domanda che le donne vittime di violenza
possono presentare presso i Comuni di residenza.
A livello comunale, con mio grande orgoglio ho presentato, in qualità di consigliera e capogruppo del
MoVimento 5 Stelle, una specifica istanza per attivare l’apertura di uno sportello dedicato anche nel
Comune di Isernia: istanza immediatamente accolta ed approvata, grazie anche all’impegno dell’Ambito
Territoriale Sociale.
Va ricordato, altresì, che prim’ancora della legge 77/2020, era già stato istituito il c.d. “Codice Rosso” con la
legge 69/2019. Questa Legge dello Stato è titolata “Modifiche al codice penale, al codice di procedura
penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere” ed è appunto
una norma a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, per atti persecutori e
maltrattamenti. Anche a livello europeo ci si è mobilitati attraverso la “Convenzione di Istanbul” sulla
prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica: un trattato internazionale,
approvato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 e firmato da 45 Paesi, che si
propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli.
Ma, nonostante le norme, le leggi ed i trattati, oggi dobbiamo purtroppo constatare che la violenza sulle
donne è un fenomeno che continua a mietere vittime in maniera costante e quotidiana: ogni 3 giorni una
donna muore per mano di un uomo. Da ciò è possibile comprendere che le leggi non bastano, ma è
necessario un cambio culturale. Purtroppo viviamo ancora in una società fin troppo maschilista e a tratti
patriarcale, in cui l’emancipazione e l’indipendenza della donna vengono viste come un ostacolo al controllo
e al possesso da parte dell’uomo. Per questo motivo, ci tengo a fare un appello a tutte le istituzioni affinché
il problema della violenza di genere sia un tema che venga affrontato a tutti i livelli, a partire dalla famiglia e
dalla scuola. Sarebbe quindi auspicabile che nelle scuole, sin dall’infanzia, siano previsti corsi di
educazione affettiva e sessuale, affinché si insegni il rispetto per la donna e il riconoscimento dei primi
segnali di violenza. Altrettanto importante, a mio avviso, è parlare di questa tematica anche all’interno del
nucleo familiare, confidarsi con le persone più care in casi di abusi, senza aver paura di poter essere
giudicate: infatti la violenza di genere ha dinamiche ormai tipiche. A questo proposito, mi rivolgo in
particolare alle giovani donne e alle adolescenti, sebbene a tutte le età senza accorgersene è possibile
ritrovarsi immersi nella cosiddetta “spirale della violenza”, che come detto ha dinamiche ormai quasi
standardizzate. I primi segnali a cui bisogna prestare attenzione , e che spesso vengono confusi come gesti
di amore, sono la forte gelosia, la possessività, l’isolamento dopodiché le umiliazioni ed infine le botte.
Questi atteggiamenti appena descritti, sono definiti appunto “spirale della violenza”.

Inoltre sarebbe auspicabile fornire alle donne che denunciano maltrattamenti un immediato rifugio di
protezione, perché il più delle volte la donna che denuncia si ritrova sola nelle mani del proprio aguzzino.
In conclusione, va trasmesso un messaggio a tutte le donne: attenzione ai primi segnali, evitate le lusinghe
di quella che appare solo gelosia ma in effetti è possessività! Non credete che un uomo è geloso perché vi
ama! Perché un uomo che vi ama vi lascia libere, non vi possiede, non vi manipola e non vi giudica!